Soprattutto a Natale, odio il centro commerciale
L'avvento del centro commerciale, il consumismo compulsivo e il destino segnato di artigiani e centri storici.
C’era una volta…
…la magia della bottega, del piccolo negozio in cui potevi trovare un solo tipo di prodotto. C’era la camiceria, il negozio di maglioni per uomini, il negozio di abbigliamento sportivo, la bottega dei prodotti tipici e artigianali. Il proprietario ed i commessi erano persone gentili e preparate. Probabilmente erano anni che si occupavano sempre dello stesso settore, avevano quello che si dice “il mestiere”, e dunque non si limitavano ad inbustare e a battere uno scontrino: sapevano guidarti nella scelta della merce, sapevano consigliarti e, perché no, sapevano vendere.
A Natale…
…i centri storici “vivevano di gente”. Famiglie che in una processione spalla contro spalla affollavano le vie del centro. Con buste al seguito e con le mani gelate da un freddo polare, come ad amplificare ancor di più l’atmosfera natalizia, si consumava ogni anno il rito delle compere natalizie.
Poi è arrivato il centro commerciale…
…e la poesia di un tempo ha lasciato spazio al consumismo compulsivo più sfrenato.
- Parcheggio vicino e al coperto. Senza queste due condizioni è divenuto assurdo pensare di muoversi;
- Entri in uno stabile caldo e pieno di luminarie, dal quale non uscirai prima di qualche ora;
- C’è un ipermercato pieno di allettanti offerte. Tu non lo sai ma qualcuno ha deciso per te quello che devi acquistare, e non ti illudere di essere abbastanza bravo da poter sfuggire a quel tipo di persuasione. Non lo sei.
- Trovi panettoni che costano meno di un Kg di pane. Ti sei mai chiesto come sia possibile? La chiamano offerta. Io la chiamo offesa.
- Ci sono negozi enormi dove a distanza di due scaffali puoi trovare assorbenti, filo interdentale, aspirapolveri e televisori 54 pollici.
- Interpellare i commessi sulla qualità tecniche di un prodotto rispetto ad un altro non è solamente inutile. E’ offensivo per il genere umano. Probabilmente ne sanno di filo interdentale quanto ne sanno di apparecchi tecnologici;
Insomma, tutto molto freddo, sterile senza passione e senza stile. Una sorta di tavola imbandita dove ingozzarsi a buon mercato.
Il paese degli artigiani…traditi
La cosa assume forme più gravi se si pensa alla nostra tradizione che è una tradizione di piccolo commercio, specializzazione e alta qualità. Se c’è un settore nel quale gli italiani hanno sempre primeggiato questo è l’artigianato. Il piccolo artigianato in particolare. Non si spiega dunque la scelta politica di far sorgere come funghi questi centri commerciali alle porte di ogni città. A dispetto del nome che gli è stato dato, questi hanno distrutto il tessuto commerciale che teneva in vita i centri storici. Centri storici ai quali tocca una sorte oramai vista e rivista. Poca frequentazione equivale a nuove forme (pericolose) di frequentazione. Strani movimenti serali, episodi di spaccio, risse e quant’altro. Risultato: mercato immobiliare a picco. E questa non è un’opinione ma una sfacciata realtà.
Il consumismo ti consuma
Qualcuno direbbe che l’avvento dei centri commerciali è un figlio del progresso, ma non è affatto così. Schiacciati da una concorrenza insostenibile, migliaia di piccoli artigiani e commercianti sono stati costretti a chiudere le loro umili attività, per poi divenire commessi sottopagati nei mega centri di consumo. E questo lo vogliamo chiamare progresso?
La verità è che il centro commerciale è l’emblema di un popolo bue che contempla “l’adesso” ma che non pensa al domani. Un popolo che a colpi di “panettone a un euro” e “televisioni di ultima generazione” svende la propria identità e le proprie peculiarità.
Boicottiamo, per quanto ci è ancora possibile, certe forme di schiavitù. Non lasciamoci riempire la pancia come tacchini in attesa del Natale. Perché a Natale il tacchino…lo sai che fine fa?
"Bellissimo articolo."
Veronica - L’importanza dell’onestà intellettuale -"giusto"
Virginio Caparvi - L’importanza dell’onestà intellettuale -"Essere ligi quando le leggi sono a nostro favore è facile. Esserlo quando sono contro di noi è un'altra storia. In nessuno dei due casi, comunque, possiamo giudicare l'onestà intellettuale di una persona. Bisognerebbe poter indagare le motivazioni interiori alla base dei comportamenti di una persona. Le leggi cambiano a seconda del periodo storico: chi è stato onesto ieri potrebbe apparire disonesto oggi. Val anche il contrario, naturalmente. Chi possiede una coscienza individuale molto forte non si sente in colpa quando infrange una legge deleteria (pensiamo a Gandhi), mentre potrebbe sentirsi cattivo essendo obbligato a rispettare una norma che danneggia anche solo in parte qualcun altro o la società nel suo insieme... Saluti"
Luca - L’importanza dell’onestà intellettuale -