La libertà di espressione e il diritto alla verità
Quanto ancora dovremo ascoltare l'intervista di una presentatrice affamata di share, al genitore di un morto? Meritiamo telegiornali e giornali che ci bombardano a suon di omissioni e faziosità? Quand'è che reclameremo il diritto alla verità?
Parlano tutti
È libertà di espressione, ognuno dice e pensa ciò che vuole!
Quante volte te lo sei sentito rispondere? A me non ha mai convinto molto questa risposta.
Ci dovrà pur essere un limite!
- La presentatrice che passa dal grande fratello ad un’intervista ai protagonisti di una strage ed entra in ogni cruento dettaglio? È libertà di espressione.
- Utenti social che invocano il ritorno ai campi di concentramento con la stessa facilità e leggerezza con cui creano un evento per la partita domenicale di calcetto? È libertà di espressione.
- Trasmissioni televisive che riportano la stessa notizia, nello stesso giorno, citando ogni volta dati totalmente discordanti? È libertà di espressione.
- Politici che mentono sapendo di mentire? È libertà di espressione.
- Trovata una pianta contro i tumori e le multinazionali non lo vogliono far sapere? È libertà di espressione.
Ma chi decide quando è troppo?
Lo so, potrebbe sembrare tutto molto presuntuoso e utopico ma ci vorrà pur qualcuno che dica basta, non credi? Ci vorrà pure un limite a tutto ciò. Quanto ancora siamo disposti a farci prendere in giro?
D’accordo siamo esseri liberi, ma è pur vero che la libertà di uno non può ledere quella dell’altro. Se anche volessimo sfrecciare in automobile a 180 km/h nei centri storici, non potremmo farlo. C’è un codice che limita la nostra libertà d’azione ed è il codice della strada. Perché non può esistere un suo omologo, un codice intellettuale, che dica NO a certi programmi televisivi spazzatura, a certi insulsi personaggi, ai tronisti, alle vallette? Perché non parlare di un inquinamento intellettuale tanto pericoloso quanto quello ambientale?
Un nuovo diritto
E se introducessimo un nuovo diritto? Il diritto alla verità.
Ciò che manca veramente nella nostra costituzione, e non solo nella nostra, è il diritto alla verità. Sarebbe una grande novità e rappresenterebbe di fatto un giusto limite ad una libertà d’espressione che qualcuno brandisce come fosse un’arma. Un’arma che appiattisce ed inebetisce il pensiero.
Il diritto alla verità sarebbe una tutela, un sacrosanto diritto di non essere più presi in giro da chi può vantare posizioni di potere rispetto al popolo. Che si tratti di un presidente del consiglio, di un segretario politico di un piccolo paese, di un giornalista o di un presentatore televisivo, poco importa. Ognuno di noi dovrebbe aver diritto di accesso facile alla verità. La verità non può essere un lusso, un privilegio di coloro che possiedono gli strumenti intellettuali per difendersi dalla menzogna e dall’inganno. Deve poter essere alla portata di tutti, dell’operaio che rincasa stanco la sera, del professore, dell’avvocato e del pensionato. Insomma, deve essere un diritto.
Non possiamo ogni volta armarci di corazze per difenderci dalle bugie e dalle violenze intellettuali che ci vengono scagliate contro. E non possiamo nemmeno demandare tutto alla libera iniziativa, sarebbe una soluzione iniqua. Iniqua per almeno per due motivi:
- Il primo motivo, come già accennato sopra, è che non tutti hanno gli strumenti intellettuali per montare su di sé una corazza. Chi non possiede questi strumenti è di fatto lasciato nudo alla violenza della disinformazione di massa e di conseguenza utilizzato come una pedina in uno scacchiere.
- Di contro, ed ecco il secondo motivo di iniquità, avendo tutti la possibilità di voto, colui che è soggiogato, l’ingannato, decide in egual peso ed in egual misura per il futuro di tutti. Decide anche per il futuro di chi si sa difendere dagli inganni e sa reagire ad essi. La falsa informazione, facendo leva sul suffragio universale, ci condanna di fatto ad una dittatura del pensiero superficiale.
In virtù di questo, considero la verità l’unico vero alleato della democrazia.
Tornare a pensare con le chiavi sulla porta
Avrai sentito raccontare di come si viveva 30 anni fa e ancora prima. La notte si dormiva con le chiavi sulla porta e non esistevano allarmi. Oggi c’è la necessità di proteggersi, ci sentiamo meno sicuri, ed oltre a togliere le chiavi dalla porta, installiamo sofisticati allarmi. Tutto ciò con la conseguente scomodità di non poter dimenticare le chiavi di casa quando usciamo e di non poter partire per le vacanze estive senza prima aver istruito parenti ed amici su come disattivare l’allarme in caso di necessità.
Quanto era tutto più semplice quando ci sentivamo sicuri?
Ecco, sarebbe bello tornare a pensare, ad ascoltare, senza il dubbio costante che ci stiano prendendo in giro. Senza temere ad ogni passo che ci stiano fuorviando.
Sarebbe bello tornare a pensare, e a decidere, con le chiavi sulla porta.
È un nostro diritto.
"Bellissimo articolo."
Veronica - L’importanza dell’onestà intellettuale -"giusto"
Virginio Caparvi - L’importanza dell’onestà intellettuale -"Essere ligi quando le leggi sono a nostro favore è facile. Esserlo quando sono contro di noi è un'altra storia. In nessuno dei due casi, comunque, possiamo giudicare l'onestà intellettuale di una persona. Bisognerebbe poter indagare le motivazioni interiori alla base dei comportamenti di una persona. Le leggi cambiano a seconda del periodo storico: chi è stato onesto ieri potrebbe apparire disonesto oggi. Val anche il contrario, naturalmente. Chi possiede una coscienza individuale molto forte non si sente in colpa quando infrange una legge deleteria (pensiamo a Gandhi), mentre potrebbe sentirsi cattivo essendo obbligato a rispettare una norma che danneggia anche solo in parte qualcun altro o la società nel suo insieme... Saluti"
Luca - L’importanza dell’onestà intellettuale -