Il fascino del viaggiatore (nei social network)
Catalizzatore di attenzioni e divoratore di emozioni. Al facebook-viaggiatore piace fingere di essere qualcuno che non è.
Prendi un “facebook-amico”, il classico tipo di persona a cui sembra abbiano impiantato un gps sottocutaneo utile per avvisare tutti di ogni suo spostamento. Il tipo di persona che per ogni viaggio che affronta, fosse anche un roma-milano, inizia a pubblicare foto sin dal check-in. Il tipo che posta tante foto, una per ogni piatto assaggiato, fosse anche la più grande schifezza mai mangiata. Quello che cita un malinconico Erri de Luca nella didascalia di uno scatto bianco e nero ritraente il mercato di Marrakech, o qualcosa del genere…ci siamo capiti. Io lo chiamo “facebook-viaggiatore”.
Bene. Io credo che se i social network non esistessero, tipi come quello appena descritto non viaggerebbero, o almeno non con la frequenza attuale. Non viaggerebbero perché, non avendo uno strumento così potente quale il social network, non potrebbero far sapere a tutti del proprio viaggio e dunque non avrebbero più interesse a viaggiare. Si perché ultimamente l’egocentrismo ha raggiunto livelli imbarazzanti e tutto sembra acquistare un senso in virtù del numero di persone che un certo atteggiamento riesce a convogliare su di te. Pochi viaggiano ancora per un sano ed egoistico piacere, molti viaggiano per il solo gusto di apparire.
- Vorresti apparire come un intellettualoide-radical-chic? Una bella foto in bianco e nero, Istanbul come sfondo ed il gioco è fatto.
- Vuoi apparire sensibile e profondo? Va in Africa e taggati in una bella foto con un bambino di colore (all’opzione bianco / nero preferisci un vivido per esaltare meglio la sensibilità).
- Vuoi apparire intellettuale con un filo di mistero? Berlino è quello che fa per te.
- Vuoi essere controcorrente e suscitare curiosità? Scegli Amsterdam, ma attento! Non la parte turistica di Amsterdam, quella dove trovi il peggio coatto de roma in canottiera, bensì l’Amsterdam dei musei e della cultura. Un bella foto davanti ad un museo, magari con un calice di vino in mano, ed è fatta.
Si viaggia per cucirsi addosso l’idea comune che si ha di un luogo. Questa mancanza di autenticità e la conseguente affannosa rincorsa a poter essere qualcuno diverso da quello che siamo realmente, è una cosa che mi deprime da morire. Non c’è prigione più squallida e sporca di quella che ci costruiamo attorno con le nostre stesse mani, all’ombra del timore dell’opinione altrui.
Ma se nessuno li vedesse?
Per capire l’origine di un comportamento, dovremmo decontestualizzarlo per capire se, e quanto, il contesto stesso incide sulla “patologia”. Supponiamo che ognuno fosse solo al mondo. Senza amici e conoscenti. Questi “facebook-viaggiatori” sarebbero ugualmente dei Cristoforo Colombo?
Credo proprio di no. Io sono quasi sicuro che la maggior parte di loro, se potesse, si accontenterebbe anche di due giorni a Palombina e di un bel panino con la porchetta di Ariccia. E non ci sarebbe nulla di male. Invece, l’odierno pensiero dominante ci spinge a preferire l’apparire all’essere. Qualcuno arriva fino a Capo Nord per prosare sopra l’essenzialità dell’esistenza, magari con l’aiuto di uno scatto mozzafiato. Qualcun altro, in pieno stile “into the wild”, cerca la fuga dalla realtà per scoprire quello che mia nonna già sapeva 80 anni fa, nonostante non sia mai uscita dal suo piccolo paese natio.
Riuscissimo a rimettere al centro delle cose il nostro essere e non il nostro apparire, ci sarebbero gli stessi luoghi da visitare, ma sicuramente più persone da conoscere.
"Bellissimo articolo."
Veronica - L’importanza dell’onestà intellettuale -"giusto"
Virginio Caparvi - L’importanza dell’onestà intellettuale -"Essere ligi quando le leggi sono a nostro favore è facile. Esserlo quando sono contro di noi è un'altra storia. In nessuno dei due casi, comunque, possiamo giudicare l'onestà intellettuale di una persona. Bisognerebbe poter indagare le motivazioni interiori alla base dei comportamenti di una persona. Le leggi cambiano a seconda del periodo storico: chi è stato onesto ieri potrebbe apparire disonesto oggi. Val anche il contrario, naturalmente. Chi possiede una coscienza individuale molto forte non si sente in colpa quando infrange una legge deleteria (pensiamo a Gandhi), mentre potrebbe sentirsi cattivo essendo obbligato a rispettare una norma che danneggia anche solo in parte qualcun altro o la società nel suo insieme... Saluti"
Luca - L’importanza dell’onestà intellettuale -