L’importanza dell’onestà intellettuale
Una virtù nobile e in estinzione, quotidianamente sopraffatta dalla comune e banale idea di onestà. Ma è sufficiente comportarsi onestamente per essere definito un uomo onesto?
Carlo Dossi ebbe a dire:
“Che è l’onestà se non la paura della prigione?“
Sebbene sia evidentemente provocatoria, questa citazione mi trova d’accordo. Nel leggerla mi torna in mente il periodo universitario e il fastidio provato nel dover sostenere alcuni esami inutili e noiosi. Molti miei colleghi, di fronte all’inutilità di questi esami, piuttosto che studiare preferivano copiare. Io al contrario loro, non ho mai sostenuto un esame universitario senza essere realmente preparato. Non ho mai copiato. Questo ha fatto di me uno studente onesto? E’ da questo banale esempio che scaturisce la mia riflessione.
Si potrebbe dire di si, sono stato uno studente onesto, visto che ho sempre studiato e sono sempre stato alle regole. Ma chi o cosa determina l’onestà di un uomo? Un principio o una paura? Nel mio caso fu la paura, quella paura di cui parla Dossi. Io, infatti, ero terrorizzato alla sola idea di essere scoperto dal professore, intento a leggere i bigliettini o intento a trascrivere il dettato suggeritomi tramite l’auricolare del cellulare. Ero terrorizzato dalle eventuali conseguenze, accademiche e pubbliche. Il rischio di venir additato come uno scorretto mi impediva di barare. Dunque questo mi permetteva solamente di apparire come onesto, ma non di esserlo realmente.
Onestà, infatti, è una parola abusata. Dovrebbe essere una virtù attiva e non passiva. Onestà dovrebbe essere solo ciò che è figlio di una volontà consapevole, figlio di una ragione, non figlio di una costrizione o peggio ancora di un timore. Insomma non si può definire onesto uno studente che è incapace a copiare, come non si può definire onesto un politico che è incapace a rubare. Non si può definire onesto il lavoratore dipendente che paga le tasse sul lavoro, poiché non ha alcun modo di evaderle. Di certo non si può nemmeno pensare che tutti gli uomini siano corruttibili di fronte a “un’occasione”.
Se dunque è fuorviante misurare l’onestà di un uomo sulla base dei suoi comportamenti, quale altro aspetto ci può aiutare? In realtà quello che ci può aiutare è una virtù più nobile, più completa e più importante della stessa onestà: l’onestà intellettuale.
L’onestà intellettuale è “l’onestà libera dal contesto“, ovvero atteggiamenti e comportamenti coerenti al di là di situazioni e persone, è la fedeltà ad un principio, non assoluto e magari anche sbagliato, ma pur sempre un cardine. L’onestà intellettuale è uno studente che non copia sia quando il professore è in aula sia quando questo si assenta per rispondere al telefono. E’ un politico che non ruba anche quando sarebbe impossibile scoprirlo. E’ un uomo che non parla con frasi di comodo e di circostanza ma dice sempre quello che pensa. E’ un mondo nel quale non esiste la parola convenienza. E’ una donna che esce di casa ben vestita, truccata e profumata pur non avendo appuntamenti. Un fiore bello e colorato nel più arido dei deserti dove nessuno può ammirarlo. E’ intelligenza. E’ una coerenza salda tra pensieri e comportamenti.
La banalità, la superficialità, i mezzi di informazione assolutamente scadenti, ci inducono ad analizzare i fatti in modo populista e parziale e ci inducono a parlare di onestà anche laddove c’è solo convenienza e opportunità. Ad esempio: pagare le tasse è sinonimo di onestà, ce lo ripetono continuamente. Ma se con quei soldi vengono acquistati aerei F35 per bombardare altri paesi nelle “missioni di pace”, allora pagare le tasse è onesto? Se vengono dispensate pensioni da 30.000€ al mese a fronte di pochissimi anni di lavoro, è onesto pagare le tasse? Non sto dicendo che non lo sia, ma sto dicendo che per rispondere a tutto ciò dovremmo analizzare meglio le cose, guardarle più da vicino. Ancora. Negli anni 1939-45 in Germania i soldi delle tasse hanno consentito lo sterminio di milioni di persone. Chi in quegli anni, tra un contribuente tedesco ed un evasore tedesco è stato più onesto? Anche qui la risposta è: dipende. Dipende dalle motivazioni (dal principio!) per cui il tedesco evasore era tale; se lo era per protesta contro il Terzo Reich, allora la sua disobbedienza fiscale è uno degli atti più coraggiosi e intellettualmente onesti della storia. Se invece era evasore per pura convenienza, altro non era che un ladro, come ce ne sono tanti oggi.
Per questo credo che il solo termine onestà non dica nulla, poiché questa non discende per forza da un principio e dunque non garantisce la propria genuinità. A volte è una semplice questione di educazione e di tradizione. Altre volte è una forma mentis vigliacca, per evitare di andare incontro a guai peggiori. Niente di sbagliato, ma nemmeno nulla di così nobile e rilevante. Tutt’altra storia se parliamo di onestà intellettuale. In quel caso un principio, anche se sbagliato per qualcuno, garantisce una linea di pensiero, e conseguentemente un comportamento, univoco, tracciabile, valutabile. Pretendere dall’altro onestà è poca cosa, dobbiamo pretendere onestà intellettuale. Nelle scuole, all’università, al lavoro, a casa, in parlamento. Ecco, sarebbe proprio il caso che in parlamento andasse una classe dirigente onesta intellettualmente, ammesso che esista, perché farebbe tanto bene a questo paese troppo preso dietro i gossip e le auto blu. Per ora sembra che ci accontentiamo di una diaria restituita e quattro scontrini non rimborsati. Magari è un inizio.
5 commenti
Davide
9 Luglio 2018 - 13:10Quanta verità in queste parole.
Alessandro
16 Settembre 2018 - 11:54Pensiero profondo e stimolante! Grazie!
Luca
8 Marzo 2019 - 18:34Essere ligi quando le leggi sono a nostro favore è facile. Esserlo quando sono contro di noi è un'altra storia. In nessuno dei due casi, comunque, possiamo giudicare l'onestà intellettuale di una persona. Bisognerebbe poter indagare le motivazioni interiori alla base dei comportamenti di una persona. Le leggi cambiano a seconda del periodo storico: chi è stato onesto ieri potrebbe apparire disonesto oggi. Val anche il contrario, naturalmente. Chi possiede una coscienza individuale molto forte non si sente in colpa quando infrange una legge deleteria (pensiamo a Gandhi), mentre potrebbe sentirsi cattivo essendo obbligato a rispettare una norma che danneggia anche solo in parte qualcun altro o la società nel suo insieme... Saluti
Virginio Caparvi
3 Ottobre 2019 - 17:55giusto
Veronica
2 Dicembre 2019 - 15:55Bellissimo articolo.
"Bellissimo articolo."
Veronica - L’importanza dell’onestà intellettuale -"giusto"
Virginio Caparvi - L’importanza dell’onestà intellettuale -"Essere ligi quando le leggi sono a nostro favore è facile. Esserlo quando sono contro di noi è un'altra storia. In nessuno dei due casi, comunque, possiamo giudicare l'onestà intellettuale di una persona. Bisognerebbe poter indagare le motivazioni interiori alla base dei comportamenti di una persona. Le leggi cambiano a seconda del periodo storico: chi è stato onesto ieri potrebbe apparire disonesto oggi. Val anche il contrario, naturalmente. Chi possiede una coscienza individuale molto forte non si sente in colpa quando infrange una legge deleteria (pensiamo a Gandhi), mentre potrebbe sentirsi cattivo essendo obbligato a rispettare una norma che danneggia anche solo in parte qualcun altro o la società nel suo insieme... Saluti"
Luca - L’importanza dell’onestà intellettuale -